Già dall'infanzia il grande Maradona nutriva il desiderio di giocare a calcio, ma non sapeva in che ruolo giocare. Iniziò come difensore. A lui piaceva molto giocare da libero, perché poteva osservare tutto, era il padrone della squadra. Ma ai suoi tempi non c'era da essere liberi, solo correre dietro al pallone, tenerlo e giocare. Quando giocava a calcio, si sentiva in pace, una sensazione che ancora oggi prova. Lui dice che la gente ti motiva, ma non è con te nel campo. Ed invece è proprio li che uno si diverte con la palla. Lui giocava a Fiorito, in periferia. Lì i ragazzi sfidavano molto più che la folla, sfidavano il sole. Poi c'era sua madre Tota che lo accudiva e lo viziava. Gli diceva di giocare dopo le 5 quando il sole sarebbe calato, ma lui niente, infatti alle 2 e un quarto con i suoi amici, stavano già giocando. A loro non importava del sole, l'unica cosa che gli interessava era giocare. Alle 7 si fermavano per chiedere dell'acqua, ma poi continuavano a giocare, anche al buio. Se qualcuno li cercava sapeva dove trovarli: lì, a correre dietro al pallone.
Il sabato e la domenica era così, ma gli altri giorni della settimana cominciava a giocare alle 5, perché andava a scuola. A scuola ci andava solo per non far dispiacere i suoi genitori. Intuiva che da lì avrebbe avuto l'opportunità di giocare a calcio. In ogni passo, in ogni cosa che faceva, c'era il calcio. Camminava salterellando da un piede all'altro... e la gente che lo vedeva non se ne meravigliava, perché lo conosceva, e sapeva che la sua vita era il calcio.
Maradona ci racconta di avere un ricordo felice di Villa Fiorito, il quartiere dove ha passato la sua infanzia. D'inverno lì faceva molto freddo, d'estate molto caldo. Viveva in una casa di 3 stanze: la stanza da pranzo dove si mangiava e si sbrigavano le altre faccende e le 2 stanze da letto. In una stanza riuscivano a starci in 8 fratelli. Li oltre il calcio, non c'era molto per divertirsi, ma lui e il suo amico Negro costruivano degli aquiloni e li vendevano. Il suo primo pallone lo ebbe a 3 anni da suo cugino, ci teneva così tanto a quel pallone che la notte dormiva abbracciandolo.
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