caricatura a cura dell'artista Marco Testini (mio ex alunno)

giovedì 13 gennaio 2011

IL RAGAZZO


Erano soli in quel deserto che strappava le speranze, il ragazzo e il suo cammello. Daniele, questo era il suo nome, era una persona molto coraggiosa e forte. Lui era confuso, ma non quanto il suo cammello Samuel, al quale gli aveva dato quel nome per riconoscenza verso il cammelliere che glielo aveva regalato. Questi viaggiarono per molto tempo senza saper dove andare Daniele si fidava solo delle stelle, e chiunque avrebbe fatto così. Dopo soli tre giorni si ritrovò in un villaggio, che era governato dal sacerdote Marasco. Egli era un uomo non molto severo anzi era l’uomo più gentile di quelle zone e di lui ci si poteva fidare. Daniele legò il suo cammello ad un albero e da lì andò in cerca di cibo. C’era un enorme mercato ed ogni persona, che risiedeva lì parlava costantemente del sacerdote e lui volle incontrarlo. Daniele sentì dai popolani il modo con cui il sacerdote li benediva … parlavano di una benedizione sacra che si avverava ogni dodici giorni che era indirizzata al lavoratore più meritevole del villaggio. L’ultima benedisse Francesco, un muratore che aveva finito di costruire una statua di un angelo talmente grande la cui altezza era di tredici metri … Francesco accolse Daniele come fosse un fratello. Questi gli offrì tanto cibo raccolto dalla terra della coltivatrice più brava del villaggio, Alessia. Francesco mostrò a Daniele la via verso il tempio dove avrebbe incontrato il sacerdote. Egli percorse la via con molta attenzione alla natura che lo circondava, piante da ogni parte del mondo, dai colori così vivaci e forti e il cui profumo arrivava dall’altro capo del villaggio. Egli vide il tempio e rimase sbalordito dal lavoro di Francesco, ma non solo vide anche il sacerdote che lo chiamò a se dicendogli: “Cosa ti turba ragazzo?” Daniele impaurito dall’aspetto del sacerdote gli disse in ginocchio: “Mi sono perso e non ho famiglia, ti prego aiutami!!” il sacerdote lo guardò come se capisse il suo dolore e gli disse: “Giovane ragazzo la famiglia non è che una spinta verso il tuo cammino, da lì in poi sarai capace di scegliere il tuo destino”. Il ragazzo capì subito le parole del sacerdote e capì che era il momento di lasciare le cose alle spalle e iniziare una nuova vita.

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