caricatura a cura dell'artista Marco Testini (mio ex alunno)

martedì 30 novembre 2010

Luisi Antonella IF



L'ultimo ragazzo arrivò a mezzogiorno. Era un ragazzo biondo di quindici anni che avevo conosciuto al mare. Tra tutti, il più simpatico e giocherellone, e il meno vanitoso. Gli volevo bene quanto un’amica può voler bene ad un amico: insomma lo guardavo con affetto. Nuotammo insieme sulle onde del mare, amico ed amica, divertendoci nell’ acqua. Ad un punto ci fermammo. Guardammo indietro, e quello che osservammo furono le onde, e oltre quelle altre mille. E fu come se dall’oceano nascesse il mio sogno. Si stancarono le braccia, poi anche le gambe. Mi appoggiai sul suo petto, fissando l’orizzonte con occhi di chi gioisce. Io mi strinsi a lui. Lui chinò la testa e mi guardò, ma non fece nulla. Il mio amico rimase accanto e mi guardò negli occhi, come prima non faceva, sempre e sempre più intensamente…
Infine mi guardò un’ultima volta in viso, serio più che mai, e mi bisbigliò all’orecchio. Da allora diventammo complici, e lui non fu più un semplice amico. Io capii quel che era successo. La voce del ragazzo, i suoi occhi allegri avevano continuato a brillare, come in un sogno privo di dolore. Avevo visto altri occhi brillare in quel modo nel vivere di un’emozione, racchiusi da un’ amore immenso, di amanti che non  si erano traditi, perché troppo sinceri per mentire. Avrei desiderato vivere solo due cose. Una era di restare sempre in quel dormiveglia, fino a quando lui non mi bisbigliasse ancora nell’orecchio, l’altra era di stringergli la mano sotto le stelle. Ma non avevo né una bacchetta magica né altro tempo per dormire, e per di più nessuno dei due desideri aveva grandi probabilità di avverarsi. Era tempo di svegliarsi, però… L’amore era forte dentro di me.


Liberiamoci dalla violenza! testo di Antonella Luisi IF, dsegno di Alessia Guerrieri IB

VIOLENZA SULLE DONNE
Cos’è per me la violenza sulle donne? Un aggettivo per definirla?
Semplice… fa letteralmente schifo… Vi chiederete perché con tanti termini più appropriati sono andata a scegliere proprio questo… Bhè, avete ragione ma… pensando alla violenza sulle donne, mi vengono solo parole peggiori di questa… quindi utilizzando la parola “ schifosa” limito soltanto quelli che sono i miei pensieri…
Si proprio così, perché questo atteggiamento non è affatto giustificabile, nessun uomo ha il diritto di sfiorare, anche con un solo dito, una donna…! Quello in cui oggi viviamo, non può essere più definito “mondo”. Ormai… nulla ha più un limite…
Oggi non ha più senso dire che non bisogna andare in giro da soli, che non bisogna girovagare per la città a certe ore del giorno o che non bisogna percorrere strade buie ed isolate. Già ormai non ha più senso raccomandare queste cose, perché ai giorni d’oggi, può accadere tutto e dappertutto: a partire dalle strade buie ed isolate percorse da sole e in determinate ore a finire alle strade più illuminate di tutto questo mondo, strade percorse a qualsiasi ora del giorno e da quante più persone possibili…
Può succedere tutto e ovunque!
Però non per questo dobbiamo essere terrorizzati da quella che è la realtà che ci circonda… No!
Non bisogna chiudersi in casa, o cammina con la paura addosso, assolutamente no! Ma non bisogna nemmeno essere troppo sicuri di se stessi e pensarsi in grado di abbattere sia fisicamente che moralmente qualsiasi persona crei problemi o ti importuni. Non bisogna essere troppo convinti di se stessi, perché magari tu ora dici cosa che ti portano ad essere quasi indifferente a queste possibili situazioni, dici che nessuno potrebbe farti niente, o che magari lo insulteresti o lo metteresti al “tappeto” subito e senza problemi...non devi pesare tutte queste cose, perché, se un giorno ti dovessi trovare in una situazione del genere, “afferrata con violenza” non riusciresti a muovere nemmeno un muscolo! Bisogna solo essere attenti e imparare a far funzionare la testa, mettendo in moto il cervello nel momento del bisogno, senza farsi sopraffare dalla paura…
Sì, perché la cosa più importante in certe situazioni è proprio nascondere, non mostrare la paura, perché la paura ti può essere fatale…
Devi solo mantenere la calma (anche se è difficile) e mettere in moto il cervello… farsi furbi, quanto basta però…
A volte penso a come si possa essere arrivati a questo punto, perché tutti coloro che violentano una donna (o violentano in generale), sono solo egoisti, menefreghisti…
Non hanno un cuore, né anima, né tanto meno testa, in quanto secondo me queste persone non sono nessuno, non hanno una propria personalità o individualità (positiva intendo). Sono solo persone che forse non meriterebbero nemmeno la vita, perché non ne comprendono il vero significato, il vero valore! Persone che sì, magari non hanno avuto la possibilità di vivere un’infanzia felice, costruttiva e “ da persone”, perché non possono essere definite persone colore che fanno queste azioni, io non le definirei nemmeno “animali” perché secondo me questi ultimi sono migliori, perché fanno del male all’altro per uno scopo preciso (sopravvivenza e/o fame) e non per puro divertimento! Comunque sia, però, infanzia o no, non sono giustificabili per le orribili azioni che compiono! Sarebbero solo da rinchiudere!

Esercizio sul testo di Ken Follet


300

L’ultimo spartano crollò a mezzogiorno.
Era il re spartano da cinque anni e aveva conquistato la Grecia. Dei trecento il più giovane e robusto, e il più agguerrito. Lo amavano quanto una madre può amare un figlio: in poche parole lo amavano con il cuore.
Risalirono la collina di una vasta zona, guerriero e guerriero, camminando fianco a fianco. In cima si fermarono, guardarono avanti, e quello che videro fu un altro esercito e con quello altri mille. E fu come se nel re si accendesse un fuoco. Gli spartani alzarono gli scudi, poi alzarono le lance. Leonida si accovacciò in cima alla collina come un monumento, fissando il nemico con l’indifferenza di chi muore. L’uomo tirò la lancia, il comandante persiano alzò la testa e rizzò il collo, ma non si alzò. Il re leonida si mise a colpire i nemici, più forte che poteva, tre o quattro volte. Infine prese una spada ricurva, affilata come un rasoio, e gliela conficcò nel cuore del comandante persiano. Dalla ferità usci sangue, ma il persiano non alzò nemmeno le palpebre semichiuse. Leonida capì quel che stava facendo. Il corpo dell’invasore aveva cessato di funzionare, come un’ automobile priva di carburante. Leonida però stava vedendo i suoi uomini crollare senza vita al limite delle energie, circondati dall’esercito nemico che si faceva sempre più avanti, troppo numeroso da combattere.
Avrebbe potuto tentare due altri espedienti. Uno era di combattere per la sua Sparta, fino a che l’ultimo spartano non si sentisse morire, l’altro era di ritirarsi, con l’orgoglio sotto i piedi. Ma non poteva abbandonare e lasciare Sparta, e per di più nessuno dei due metodi aveva grandi probabilità di successo. Era ora di combattere comunque.
Il sole era alto e cocente.

IL Neolitico schema realizzato sull'ipad in classe Alessia Maddalena IF

Profilo da realizzare

La violenza sulle donne - Mariana Di Tanno e Francesca Predoiu IB


La violenza sulle donne - Mariana Di Tanno e Francesca Predoiu IB

La donna fin dall’antichità è sempre stata sottomessa all’uomo che fin da sempre è stato maschilista, certo ci sono le eccezioni alla regola. L’uomo per scavalcare l’intelletto della donna è sempre ricorso ai muscoli e alla furia. Si, forse le donne potranno essere fisicamente più deboli ma con la loro intelligenza e la loro forza interiore possono sottrarsi al dominio esercitato da sempre dall’uomo. Dobbiamo incoraggiare le donne a ribellarsi ed è per questa libertà che molte donne sono morte durante l’emancipazione femminile. In questo periodo si crede che ci sia stato un aumento dei casi di violenza e si, forse è vero, ma più che altro finalmente la donna ha trovato il coraggio di affrontare l’uomo e di farsi avanti, ed è per questo che molti casi di violenza sono sorti, poiché il coraggio di una è da esempio per tutte.
la legge italiana sanziona tale reato, tuttavia, sovente, per molteplici ragioni, l’aggressore che compie una violenza fisica e psicologica sulla donna e si macchia le mani del sangue di quella donna sfugge alla pena che merita , mentre occorrerebbe mettere la parola fine a tutto ciò. Nessun uomo può possedere una donna, il concetto di sudditanza femminile non dovrebbe esistere; noi nasciamo liberi e moriamo liberi, nessuno può possederci e sfruttarci, è scritto nella nostra costituzione. Se un uomo è veramente tale e non un’animale, non oserebbe toccare una donna senza che lei lo voglia. Chi ti ama non ti picchia in casa e mentre magari ti bacia fuori. Chi ti ama ti tratta come se tu fossi la cosa più preziosa del mondo, nonostante le incomprensioni.
La donna è sempre stata considerata inferiore, la portatrice dei mali, colei che doveva, e sottolineo doveva, servire l’uomo. Grazie a giovani donne, e non solo giovani ,che con coraggio e con impegno si sono opposte a questa ideologia oggi, almeno in Italia e in Europa, le donne sono alla pari dell’uomo se non superiori!

Dalla Repubblica all'impero - Mariana Di Tanno e Francesca Predoiu IB

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domenica 28 novembre 2010

POESIA E DISEGNO DI ROSY IF "Basterebbe un Momento"



BASTEREBBE UN MOMERNTO




Mi è bastato solo un momento di riflessione
per capire quante forme di razzismo sopravvivano
in ogni  generazione.
Mi riferisco a tutte quelle persone
che discriminano per razza e religione.
eppure ciò che ci rende speciali
è  proprio che non siamo tutti uguali
Suvvia non restiamo  intolleranti
cerchiamo orizzonti piu importanti!



















giovedì 25 novembre 2010

LE RAGAZZE DI ERIC ( un po’ per riderci sù)



Fanny si lasciò con Eric a mezzogiorno.
Le piaceva Il ragazzo  di quattordici anni che aveva conosciuto in centro. Della comitiva, il più giovane e simpatico, e più socievole . Lui la “amava” quanto un ragazzo può amare una ragazza: in altre parole, la desiderava con moderazione.

Risalirono la Muraglia colma di ragazzi, grandi e piccoli, camminando velocemente. Si fermarono in cima alla stessa. Si guardarono intorno, e quello che videro fu un'altra “pretendente”, e oltre quella altre mille. E fu come se in piazza si spegnesse ogni loro speranza. Alle due ragazze innamorate di Eric le si spezzarono i cuori poi crollarono in un pianto esagerato, colmo di disperazione. Si dimenarono in cima alla Muraglia follemente arrabbiate e tradite, fissando Eric con lo struggimento di chi si dispera. Rossana tirò i capelli della ragazza. Essa sollevò la testa e rizzò il collo, ma non si girò. Laura,allora, si mise in mezzo e le tirò calci sui fianchi, più forte che poteva, tre o quattro volte. Infine presero una decisione definitiva , arrabbiate come non mai, e ferite nell’orgoglio . Tale decisione suggellò il patto di amicizia e fedeltà tra Rossana e Laura, ma Fanny non pronunciò nemmeno una parola.
Ellaa capì quel che stava accadendo. Era ormai finita, come un'automobile priva di carburante, era, però, troppo convinta di sé. Circondate da invidia cui non avevano badato, troppo osservate per essere serene .
Rossana e Laura, avrebbero potuto tentare due altri espedienti. Uno era di farle un gavettone, fino a che la ragazza non si accorgesse del pericolo; l'altro era di accendere un fuoco sulla sua testa . Ma non avevano né palloncini né accendini da usare, e per di più nessuno dei due piani aveva grandi probabilità di successo. Era ora di fermarsi, comunque, le ragazze non si erano arrese.
Daniela Lacatena & Martina Passaquindici




Il suo ragazzo arrivò a mezzogiorno.
Era un ragazzo biondo di quindici anni che aveva conosciuto in vacanza. Tra tutti, il più carino e simpatico, e il meno vanitoso. Lo amava come una ragazza può amare un ragazzo: in pratica lo amava con passione. Camminarono lungo la spiaggia mano a mano lei e lui, sprofondando nella sabbia. Poi si fermarono. Guardarono avanti, e videro un tramonto spettacolare, mai visto prima 
d'allora.
E fu come la prima volta che si incontrarono.
Lui prese la sua mano poi si abbassò sulle gambe. S'inginocchiò, sembrava un monumento, la fissò con tutto l’amore che le potesse dare. Lui iniziò a parlare. Poi sollevò la testa e le disse che
l’amava, e che per lui era speciale.
Il giovane le si mise dietro e le coprì gli occhi con le sue mani, più forte che poteva, tanto da non farle vedere niente. Infine le prese la mano per non farla cadere, la teneva stretta, iniziarono a camminare. le disse di non aprire gli occhi perché era una sorpresa ma lei tenne le palpebre semichiuse. Lui capì che stava guardando. Allora prese un fazzoletto e le coprì gli occhi, non poteva vedere nulla, era una sorpresa.
A un certo punto si fermarono, poi si sedettero, erano circondati da foglie e le disse di non togliersi li fazzoletto, ancora un po’ e sarebbe stato perfetto.
Avrebbe potuto cercare di sbirciare. Ma non lo fece voleva quell’effetto a sorpresa che lui con tanto amore stava cercando di creare per lei. le tolse la benda, era tutto bellissimo, era riuscito a creare l’atmosfera del loro primo incontro, l’anno precedente. Poi le diede un anello con su scritto per sempre io e te.

25 Nov, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne



Bari contro la violenza sulle donne

23 nov 2010

La locandina dell’iniziativa
BARI – Ma questo è un Paese per donne? Sarà questa la domanda alla base della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebrerà anche a Bari giovedì 25 novembre.
Una serie di iniziative saranno messe in campo già da domani sera (come riportiamo nel pezzo di spalla), tra incontri, reading, videoproiezioni, flash mob e dj set.

“Mentre in Italia si respira un clima culturale che alimenta stereotipi di genere, omofobia e misoginia, – apre Pasqua Manfredi dell’associazione organizzatrice del programma ‘Un desiderio in Comune’ – registriamo un aumento costante dei casi di violenza sulle donne”. Ed elenca una serie di dati a supporto di questa amara tesi: “I dati sul femminicidio sono inquietanti: se ne contano 50 in soli primi 4 mesi nel 2010 in controtendenza rispetto al calo complessivo degli omicidi”. Continua: “E’ una vera emergenza visto che nel 2006 i casi di omicidio di donne è di 109 mentre nel 2009 è di 116”.
La violenza più subdola continua a consumarsi all’interno delle famiglie: “Questo però è erroneamente percepito come un fatto privato”, interviene la collega della stessa associazione Rosy Paparella che, poi, stocca sul ruolo della stampa: “Molto spesso i giornalisti ci mettono del loro nel commentare omicidi di mariti da parte di donne esasperate che subiscono sopprusi dal primo giorno di matrimonio. E’ questo che bisogna cambiare”. Così conclude: “L’intera società civile si deve sentire coinvolta da quest’emergenza, perché riguarda tutti e farsene carico costituisce un indicatore di civiltà”.
Ma la critica maggiore all’indifferenza su questo fenomeno arriva dalla presidente di Giraffa (partner dell’iniziativa), Maria Pia Vigilante. L’avvocato spiega prima di tutto che “la Puglia è risultata terza, nel 2008, dopo la Lombardia e la Toscana, per numero di femminicidi”; poi parla di sicurezza: “E’ di ieri il dato che nella nostra regione il 48,2% delle donne non si sente sicura. Questo ci dovrebbe far riflettere”. E conclude lanciando un nuovo allarme e ricordando che al numero del suo centro antiviolenza per le donne (numero nazionale 1522 al quale risponde Giraffa per il capoluogo pugliese) “arrivano dalle 2 alle 6 telefonate al giorno. A Bari – continua – non ci sono case rifugio per le signore maltrattate. Le mandiamo a Lecce o a San Severo”. E così, “non basta che queste donne subiscono sopprusi. Vengono, in questo modo, anche staccate completamente dai legami familiari che hanno in città”. Quindi chiede alle Istituzioni: “Dove devono andare? Non è possibile che nessuno intervenga”. E racconta, in chiusura, un ‘aneddoto’: “Che fine ha fatto il Taxi Rosa?”.
Questo provvedimento del Comune permetteva alle signore di poter usufruire di sera dei taxi cittadini per tornare a casa a prezzi agevolati e in tutta sicurezza ma “è durato solo una settimana” perchè, da quanto ha saputo, “la convenzione non è stata mai portata a termine”.
Antonella Fazio

Lettara informale e lettera formale Emanuela Losacco IF

LETTERA INFORMALE:

Cara Sara,                                                                                        21/11/10 Bari
ti scrivo per dirti che qui manchi molto!!! Non manchi solo a me ma anche alla classe,
i professori e i bidelli Saverio e Claudia, perfino la professoressa di matematica sente
la tua mancanza!!! Quest'anno è cambiata la professoressa di geografia, quella che tu
odiavi più di tutti e di tutte e la professoressa di tedesco che è dovuta tornare in Svizzera
per vari problemi.Non ci crederai!!! Quest'anno riesco ad applicarmi e capire di più scienze
fisica, cosa che a te può sembrare strano, ma c'è sempre quella matematica che non riesco
a capire...troppi segni!! Troppi numeri!!! E a te come va? Tutto bene nella nuova scuola? Hai
stretto nuove amicizie? Rispondimi al più presto!!!
Ora devo andare a studiare, può sembrare strano detto da me XD, ma domani ho l'interrogazione
di scienze della terra!!!  

Un abbraccio forte forte  dalla tua amica         
                                                  Emenuela 





LETTERA FORMALE:


OGGETTO:Contratto di abbonamento al servizio telefonico (SINTESI DEL CONTENUTO)
(CONTENUTO):
Gentile cliente,
grazie per averci preferito e benvenuto in Telecom Italia! Allegata alla presente le inviamo la documentazione indicata in calce, relativa al suo contratto di abbonamento alla rete telefonica generale.Per definire la pratica la preghiamo di inviarci al più presto la polizza di abbonamento allegata debitamente sottoscritta e gli altri documenti richiesti.La invitiamo inoltre a controllare la corretezza di quanto riportato sul modella "Dati dell'Impianti", facendo particolare attenzione all'intestazione, al recapito fattura e all'eventuale dicitura da pubblicare nell'elenco ufficiale degli abbonati al telefono.Nel caso di eventuali incertezze la preghiamo di darne comunicazione al Servizio Clienti 187 che rimane gratuitamente a sua disposizione , anche per qualsiasi altra informazione, tutti i giorni 24 su 24.
(FORMULA DI SALUTO):
Ringraziandola anticipatamente per la celerità con cui ci restituirà i documenti richiesti.La salutiamo cordialmente.
                                             
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martedì 23 novembre 2010

Presentazione di Mario

Ciao sono Mario, ho 14 anni e sono un ragazzo simpatico e anche molto timido. Ho fatto amicizia con tutti i ragazzi della mia classe e in particolare ho legato con Danilo Di Turi.
Come potete vedere dalla foto (anche se sono seduto), sono alto e "magro".
Ho sempre amato il calcio, è il mio sport preferito; ho sempre giocato in porta e sono tanto bravo da meritare il soprannome di "Gigi Buffon"!
Ma questo è solo un hobby per me, nel mio futuro vedo un altro lavoro: il ferroviere. Sogno di fare questo mestiere fin da piccolo, da quando mia madre mi comprava i primi trenini elettrici.

Alla Conquista del Nulla (da Correggere)


L’ultimo soldato crollò nell’ora più calda della giornata.
Era il granatiere giovane ma esperto, che era incaricato insieme ai suoi compagni di assaltare la base nemica. Era forse il più giovane e robusto di tutto il plotone.
Il comandante ci teneva alla sua salute quanto a se stesso: in altre parole lo invidiava con moderazione.
Attaccarono, risalendo il lato sottovento di una duna, sprofondando nella sabbia ad ogni passo.
Si fermarono rannicchiati sulla cima e guardarono avanti: e quello che intravidero fu la base nemica e, oltre quella, altre dune. Nei loro cuori, per un momento si spense la speranza che avevano fin qui avuto; la grinta, la sicurezza e la fermezza si trasformarono in timidezza e paura di morire inutilmente per una missione impossibile.
Si confrontarono tra di loro e soprattutto col comandante, fissando la base nemica col fiato sospeso.
Il comandante aspettò a rispondere qualcosa ma la verità era che non aveva niente da dire per rassicurarli e cominciava a fare caldo; pensò che se i suoi ragazzi non volevano continuare quella missione, allora doveva entrare da solo in azione……..
Si lanciò con i denti serrati gridando all’improvviso “ALL’ASSALTO” per incitare i suoi ad attaccare e dopo un solo minuto di fuoco continuo, la strage avvenne davanti alla base: nessuno sopravvisse tranne uno.
Il biondo esperto, ferito gravemente fu avvistato e portato nella base nemica per essere curato; ma non ci fu niente da fare per lui e non ebbe paura di morire perché così tutto finalmente era finito.

Nicoletta Il neolitico



















































lunedì 22 novembre 2010

TRATTO DAL CODICE REBECCA DI KEN FOLLET (I TEMPI NARRATIVI)

L'ultimo cammello crollò a mezzogiorno.
Era il maschio chiaro di cinque anni che aveva acquistato a Gialo. Dei tre, il più giovane e robusto, e il meno bizzoso. Lo amava quanto un uomo può amare un cammello: in altre parole, lo odiava con moderazione.
Risalirono il lato sottovento di una duna, uomo e cammello, sprofondando nella sabbia. In cima si fermarono. Guardarono avanti, e quello che videro fu un'altra duna, e oltre quella altre mille. E fu come se nel cammello si spegnesse ogni speranza. Gli si piegarono le zampe anteriori, poi crollarono quelle posteriori. Si accovacciò in cima alla duna come un monumento, fissando il deserto con l'indifferenza di chi muore. L'uomo tirò le briglie. L'animale sollevò la testa e rizzò il collo, ma non si alzò. L'uomo gli si mise dietro e gli tirò calci sui fianchi, più forte che poteva, tre o quattro volte. Infine prese un coltello ricurvo da beduino, affilato come un rasoio, e glielo conficcò nella groppa. Dalla ferita uscì sangue, ma il cammello non alzò nemmeno le palpebre semichiuse
L'uomo capì quel che stava accadendo. Il corpo dell'animale, i suoi tessuti privi di nutrimento, avevano cessato di funzionare, come un'automobile priva di carburante. Aveva visto altri cammelli crollare in quel modo al limitare di un'oasi, circondati da foglie dispensatrici di vita cui non avevano badato, troppo spossati per mangiare.
Avrebbe potuto tentare due altri espedienti. Uno era di versargli acqua nelle narici, fino a che la bestia non si sentisse soffocare, l'altro era di accendergli un fuoco sotto i fianchi. Ma non aveva né acqua né legna da sprecare, e per di più nessuno dei due metodi aveva grandi probabilità di successo. Era ora di fermarsi, comunque. Il sole era alto e cocente.



LE FINESTRE COLORATE di Francesco Macchia IB


Dalla strada si notavano i grandi palazzi della borghesia, con coloratissime finestre chiuse a fianco ad altre aperte e dalla piazza adiacente qualche giovanotto alzava lo sguardo e ammirava il passaggio scintillante della luce tra i vetri multicolori delle belle facciate ornate di archi, e donne con grandi cappelli di seta sedute alla panchine con le gambe raccolte contemplavano l’arcobaleno cangiante e in certi angoli si trattenevano uomini del popolo per discutere e giovani dai muscoli scolpiti, increduli ai propri occhi, osservavano quella luce e in tutti i vicoli si parlava delle finestre colorate e dei muretti bianchi che dividevano il quartiere dei benestanti, dove la gente si era accalcata e donne molto loquaci, chiamavano i propri mariti per guardare quella luce, e da ogni parte la folla contemplava le finestre policrome viste dal basso brillare al sole del tramonto. E certi bambini con tamburi danzavano a ritmo di musica e la gente si accalcava per sentire quella melodia e venditrici ambulanti arrostivano nel braciere salsicce e involtini oppure bruschette di pane condite con olio, ed accorrevano altri del quartiere attirati dal profumo e dalla luci e una rissa tra le persone ammassate era esplosa con vigore dove cominciava la fila di spettatori, munita di seggiolini per godersi ancora più a lungo quello spettaccolo.