caricatura a cura dell'artista Marco Testini (mio ex alunno)

venerdì 19 novembre 2010

Parodia del testo di Calvino: esercizio di Daniele De Santis I B

Nella classe si scrivevano i lunghi dettati del professore, su  nuovi quaderni e con  nuove penne e dalla fila centrale qualche studente prendeva i banchi color verde smeraldo e li scuoteva sul pavimento e i professori con il registro in mano,  seduti dietro la cattedra  a gambe distese, scrivevano note interminabili, e in certi casi mandavano gli alunni dal preside per la sanzione.
Muri di cartongesso dividevano le piccole classi dove gli alunni scrivevano a fianco dei propri compagni di banco, e  le ragazze con il dizionario aperto aiutavano i ragazzi semiadagiati sul banco a capire alcuni termini, e su ogni tavolo un astuccio conteneva le penne spaccate in due e messe di nascosto nel contenitore in modo che il professore non vedesse.
I ragazzi cercavano un passatempo, e certi con  schiaffetti  davano  spintarelle  ai propri  compagni di banco, che seccati  rispondevano invocando  il professore  -  questi li riprendevano- , e  uno alla volta si alzavano pure loro imprecando contro  l’amico, e una rissa tra ragazzi era sorta con minacce di occhi neri e gambe rotte, e li aveva inizio la nota scritta dal professore.

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