caricatura a cura dell'artista Marco Testini (mio ex alunno)

mercoledì 1 dicembre 2010

L' ultimo nemico si spense a mezzogiorno Riccardo Visciglia & Daniele Fierro IB


Quella guerra era un inferno, durò cinque anni, aveva avuto luogo in Europa. Un ragazzo, il più giovane e robusto, e il più coraggioso, lottava tra la vita e la morte. Tutti lo amavano come un uomo può amare suo figlio: in altre parole, avrebbero dato la vita per lui. Risalì il lato sottovento di una collina, cercando di scalare le macerie. In cima si fermò. Guardò avanti, e quello che vide fu una città ridotta in macerie, e oltre quella altre mille. E fu come se nel ragazzo si spegnesse ogni speranza. Si inginocchiò e dopo si accasciò a terra. Poi si rialzò fissando la città, con il coraggio di chi ce la può fare. Dopo un’ora di cammino senza sosta, si trovò faccia a faccia con un nemico. Il ragazzo, dopo aver ricevuto un paio di pugni nell'addome, gli si mise dietro e lo riempì di calci sui fianchi, più forte possibile, tre o quattro volte. Infine prese un coltello ricurvo da guardia, affilato come un rasoio, e con un attimo di esitazione glielo conficcò nella schiena. Il nemico non ebbe neppure il tempo di schivarlo. Il ragazzo capì quel che aveva fatto. Il nemico aveva cessato di vivere, come un'automobile senza la benzina. Non aveva visto molti altri nemici crollare in quel modo per questo sul suo volto c’era una traccia di dolore per il gesto compiuto ma nonostante ciò fu forte e si rialzò. Avrebbe potuto tentare due altri espedienti. Uno era di versargli acqua nelle narici, fino a che il nemico non si sentisse soffocare, l'altro era di strangolarlo fino a tramortirlo. Ma non aveva né acqua né corde da usare, e per di più nessuno dei due metodi sembrava meno crudele di quello scelto. Era ora di fermarsi, comunque. Il sole era alto e cocente.

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